Quest’anno di pandemia si chiude, come registra Caritas italiana, con un aumento dal 31 al 45% dei nuovi poveri che si sono presentati per la prima volta ai Centri di Ascolto, in maggioranza italiani (52%) e sempre di più famiglie con minori, donne, giovani che dal precariato sono passati alla disoccupazione. Alla fine della vita, come ha ricordato Papa Francesco, “sarà svelata la realtà: tramonterà la finzione del mondo, secondo cui il successo, il potere e il denaro danno senso all’esistenza, mentre l’amore, quello che abbiamo donato, emergerà come la vera ricchezza. Quelle cose cadranno, invece l’amore emergerà”. Per il Santo Padre “se non vogliamo vivere poveramente chiediamo la grazia di vedere Gesù nei poveri, di servire Gesù nei poveri. Vorrei ringraziare tanti servi fedeli di Dio, che non fanno parlare di sé, ma vivono così, servendo”. Oggi i laici cristiani devono restituire alcuni primati: il primato del servizio, del bene comune, dell’attenzione ai poveri. La via maestra della dottrina sociale della Chiesa: “La carità eccede la giustizia perché amore è donare, offrire del “mio” all’altro, amare non è mai senza la giustizia, la quale induce a dare all’altro ciò che è “suo”, ciò che gli spetta in ragione del suo essere e del suo operare” (La Caritas in Veritate n.8). San Paolo VI affermava “non è un’utopia, ma una strada concretamente possibile e, se è possibile, è doverosa”. La carità, dunque, come risposta della Chiesa alle disugualianze del nostro tempo, che si concretizza nella nostra Diocesi attraverso l’azione e i servizi della Caritas di Carlo Rubiolo, nuovo direttore dopo Don Giuseppe Dalmasso.
Quest’anno, ad esempio, il Centro di Ascolto ha of erto aiuto a circa 150 persone, l’Emporio della
Solidarietà è arrivato a sostenere circa 700 anziani, famiglie e singoli sul territorio, con 70-90 borse piene di generi alimentari e beni di prima necessità distribuiti in media ogni lunedì e venerdì di apertura.
Casa Madre Teresa di Calcutta, struttura che ho voluto come segno per le persone con particolari vulnerabilità socio- sanitarie, ha accolto 17 persone straniere senza dimora in condizioni di fragilità.
La “Boutique du Monde” del progetto Saluzzo Migrante, grazie alle tante persone che hanno donato coperte, scarpe e abiti, ha aiutato 507 persone mentre il servizio docce, attivo tre giorni a settimana, ha garantito l’accesso a 120 -150 persone a settimana, stessi numeri per la distribuzione quotidiana del pranzo durante i mesi estivi attraverso la Casa di Pronta Accoglienza.
Dietro questi numeri, tengo a ricordare che ci sono poi decine di volontari, sia “storici” sia tanti nuovi giovani, che hanno reso possibile tutto questo in collaborazione con gli operatori diocesani. Numeri di un aiuto silenzioso, quotidiano, concreto e continuo che testimonia una risposta alla povertà che va nella direzione auspicata da Papa Francesco, quella della solidarietà. Per questo penso che per annunciare oggi il Vangelo si debba partire dai poveri che sono Vangelo vivo in mezzo a noi. Spero che il prossimo anno si possa realizzare un progetto per dare dignità alle persone segnate dalla crisi economica.