Carissimi, ho voluto celebrare il Natale tra voi, cari malati e operatori sanitari. Questa piccola cappella, segno discreto e quotidiano della prossimità di Dio a chi è malato e a chi cura, diventa in questo Natale la nostra Cattedrale. È un Natale ancora segnato dalla pandemia, che limita le feste, gli incontri e gli abbracci anche in Ospedale. Nonostante le limitazioni anche questo Natale invita i cristiani a fare memoria dell’Incarnazione di Dio, che abita con noi e tra noi. Un Dio, come annuncia il prologo del Vangelo di Giovanni, che porta la vita e la luce, pieno di grazia e di verità. Dio porta la vita e il conforto nelle famiglie dei numerosi morti di Covid – ormai oltre 360 sul territorio ferrarese: straziante verità di una morte di donne e uomini, soprattutto anziani dopo una vita di lavoro e di affetti, che invita tutti a riflettere sulla nostra umanità, limitata e fragile, e sulla cura della salute. Dio porta la vita nelle fabbriche e nei negozi chiusi, nelle scuole dove i banchi sono rimasti vuoti. Dio porta la vita nelle parrocchie che non hanno sentito le grida gioiose e i giochi dei ragazzi. Dio porta la vita nelle strutture per gli anziani che hanno potuto vedere i loro cari rigorosamente dietro un vetro, senza un abbraccio. Dio porta la vita in Ospedale, in questo Ospedale tra le corsie e i reparti che in questa pandemia abbiamo scoperto abitato da uomini e donne che vivono la ricerca e la cura con responsabilità e competenza, con professionalità e gratuità. E’ nel Bambino che nasce per noi che Dio ci porta la luce del suo volto, lo sguardo di un Padre di tutti: “l’impronta della sua sostanza”, abbiamo ascoltato dalla pagina della lettera degli Ebrei, Dio da Dio, “Figlio unigenito”. La luce del Natale illumina il senso della storia, che i Magi riescono a scoprire, a differenza di Erode, perché si affidano al Signore e non si chiudono in se stessi. E’ quella stessa luce che avvolgendo in un fascio vitale Gesù neonato, Maria e Giuseppe, ricorda a ciascuno il valore di ogni esistenza umana, sempre. Non sprechiamo la vita e la luce del Natale, ma trasformiamola in sguardi di speranza. La speranza di vincere presto un male che ci ha travolti e feriti, per ritornare a dare valore ad alcune cose: alla salute, all’incontro, alla scuola, agli affetti. La speranza di non sprecare le storie di volontariato e di dono, di condivisione e di carità che sono sbocciate in mezzo alla morte e al dolore. La speranza di costruire un futuro diverso per i nostri ragazzi e i nostri figli, meno inquinato dalle logiche del profitto, del successo e della rivincita. La speranza di abbandonare la violenza dei gesti e delle parole, nella quotidianità delle relazioni e negli spazi virtuali, per ritrovare la serenità di un confronto, di nuove proposte, di gesti di comprensione e di perdono. L’Ospedale, luogo di cura, ci aiuta a respirare speranza. Nella pandemia il Natale si carica di questi e di molti altri luoghi e “percorsi di speranza”: “Dio, infatti, continua a seminare nell’umanità semi di bene – scrive Papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti. La recente pandemia ci ha permesso di recuperare e apprezzare tanti compagni e compagne di viaggio che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita. Siamo stati capaci di riconoscere che le nostre vite sono intrecciate e sostenute da persone ordinarie che, senza dubbio, hanno scritto gli avvenimenti decisivi della nostra storia condivisa: medici, infermieri e infermiere, farmacisti, addetti ai supermercati, personale delle pulizie, badanti, trasportatori, uomini e donne che lavorano per fornire servizi essenziali e sicurezza, volontari, sacerdoti, religiose, hanno capito che nessuno si salva da solo” (F.T. 54). Dalla città e dai nostri paesi, dalle strade alle piazze, dalle scuole e dagli ospedali queste storie e questi volti hanno alimentato le nostre speranze che toccano tutta la famiglia umana, i fratelli tutti. Il Signore che viene tra noi alimenti questa storia di fraternità, la sola che può cambiare il mondo. Buon Natale di speranze a tutti, in particolare a voi, carissimi malati e operatori sanitari di questo nostro Ospedale. Auguri.