Uniti nella Speranza

Coraggio, non abbiate paura (Mt 14,27)

Festa di S. Alessandro. Mons. Fanelli: dal Battesimo lo slancio per una testimonianza credibile

Festa di S. Alessandro. Mons. Fanelli: dal Battesimo lo slancio per una testimonianza credibile

1. Riaccendiamo la fiaccola della Speranza
Quest’anno, a causa delle molteplici restrizioni imposte per impedire il diffondersi della pandemia, celebriamo in tono diverso la Festa del nostro Patrono, S. Alessandro; viviamo, infatti, questa Solennità nella trepidazione che nasce dalla consapevolezza che stiamo attraversando un tempo di profonda crisi, che investe non solo l’ambito sanitario, ma anche quello economico, sociale e, per certi versi, anche, spirituale.
La risposta cristiana alla “crisi” è nell’impegno a riaccendere la fiaccola della speranza, che si deve concretizzare anche nel desiderio di riprendere tra le nostre mani, con determinazione e convinzione, il filo della fraternità e dell’amicizia sociale per uscire con sicurezza dal labirinto della paura, dello scoraggiamento e dell’indifferenza. Il monito che ci giunge dalla memoria del martire S. Alessandro, quest’anno, può essere racchiuso nell’invito a ritrovare le ragioni della speranza e ad offrire, come comunità cristiana, una testimonianza credibile dei valori evangelici! Sant’Alessandro, con la sua vita donata per amore, è per la nostra Chiesa diocesana e per la Città di Melfi, un segno eloquente di un nuovo modo di pensare la vita e le relazioni tra noi. Egli ci esorta, tutti, a ridare il primato a Dio e alla carità per riscoprire le radici profonde della nostra identità cristiana e per offrire una testimonianza bella e credibile della nostra vita di fede, tale da attrarre e ridare fiducia.

2. Riscopriamo il valore del Battesimo per ritrovare slancio missionario
A partire da questo anno pastorale la nostra Diocesi, per essere Chiesa in uscita, ha scelto di porre al centro del cammino ecclesiale la riscoperta del significato e del valore del sacramento del Battesimo. La vita di S. Alessandro, come del resto quella di ogni martire, ci aiuta fortemente a riscoprire il valore del Battesimo per ridare alla nostra esistenza cristiana vigore, entusiasmo e slancio missionario. Il Santo Patrono in una comunità è quel segno che attesta la continua protezione della Divina Provvidenza e che sprona a riscoprire le radici della fede, proponendosi a tutti come modello concreto da imitare per crescere nella fedeltà a Cristo, in tutte le vicende della storia, sia liete e sia difficili. Tutti i santi, in quanto incarnazione delle beatitudini evangeliche, ricordano che la vita è pienamente riuscita quando si radica su Cristo e si apre ai fratelli in un generoso servizio d’amore.

3. La vita cristiana come “fedeltà”, “perseveranza” e “testimonianza”
I martiri, il cui sangue dà vitalità alla Chiesa, sono un continuo invito ad interpretare la vita cristiana come “fedeltà”, “perseveranza” e “testimonianza”: tre dimensioni fondamentali dell’amore cristiano per edificare la comunità ecclesiale e per dare vita al mondo. Il sangue dei martiri irrora ancora la Chiesa: anche oggi, in questo momento, tanti cristiani, fedeli laici, persone consacrate, presbiteri e diaconi, vescovi, sono perseguitati nel mondo a causa del Vangelo. Tanti fratelli e sorelle nella fede, in questo momento, stanno testimoniando la loro fedeltà a Cristo versando il proprio sangue con un amore che si fa perdono per i loro persecutori, sull’esempio di Gesù, che dalla croce ha implorato il perdono per i suoi crocifissori. Questa fedeltà a Cristo fino all’effusione del sangue ha la sua radice nel sacramento del Battesimo. Il legame tra il Battesimo, il martirio e la testimonianza è stretto ed indissolubile. Ogni testimonianza cristiana si radica nel Battesimo ed è sempre aperta al martirio. Un esempio di questo stretto legame lo ritroviamo nelle riflessioni teologiche dei primi secoli del cristianesimo. Nel sangue di Cristo, infatti, siamo stati redenti e da quel sangue prezioso siamo stati generati alla vita nuova.

4. Cristiani non “all’acqua di rose”
Guardare il Battesimo con gli occhi dei martiri ci aiuta a riscoprire la bellezza e la radicalità della nostra fede e ci porta a non accontentarci di essere cristiani “all’acqua di rose”. Vedere il Battesimo con gli occhi dei martiri significa anche riandare, con un esercizio di libera consapevole responsabilità, al nostro Battesimo, per chiederci se esso è per noi una semplice ritualità, relegata al tempo della primissima infanzia, che esprime ora una superficiale appartenenza alla Chiesa, fatta soltanto per convenzione e per tradizione, oppure è segno eloquente e frutto maturo di una decisione libera e responsabile di appartenere per sempre a Cristo, con piena convinzione, vivendo e nutrendosi della comunione ecclesiale. S. Alessandro, quest’anno, invece, ci esorta a riscoprire la grande fecondità esistenziale e pastorale racchiusa nelle promesse battesimali, con le quali pubblicamente abbiamo espresso la nostra volontà di rinunciare a Satana e di aderire totalmente al Mistero del Dio Trinità d’amore, mediante una partecipazione piena alla morte e resurrezione di Cristo. In questa prospettiva la testimonianza cristiana, che deve innervare tutti gli ambiti di vita, non può ridursi ad una strategia programmata a tavolino, ma è per natura sua come un’irradiazione di luce che si diffonde da sé attraverso le scelte di vita. La nostra testimonianza di credenti sarà creduta dal mondo, se saremo credibili! Se non viviamo la nostra fede con coerenza, anche se nella sofferenza e nella fatica, la grazia battesimale resterà soffocata nel suo esprimersi. L’esistenza cristiana è essenzialmente fedeltà ad un incontro con il Signore Risorto che mi ha cambiato la vita.
La vita nuova derivante dal Battesimo, vista con gli occhi dei martiri, ci porta anche a dire con Papa Francesco che spesso i peccati, i compromessi, la paura ci fanno dimenticare il primo incontro con il Signore Gesù, incontro che ci ha cambiato la vita. In molti cristiani c’è un ricordo, ma un ricordo annacquato; questo ricordo “annacquato” ci fa diventare cristiani ma “all’acqua di rose”. Annacquati, superficiali. Perciò dobbiamo ravvivare il dono del Battesimo e chiedere allo Spirito Santo “la grazia della concretezza”.
Dobbiamo risvegliare in noi la consapevolezza che Gesù è passato nella nostra vita. Lo Spirito è entrato in noi. Dobbiamo rinnovare la grazia della memoria del primo incontro! (cfr. Papa Francesco, Omelia a Santa Marta, 12 aprile 2018).

5. Per una testimonianza visibile, credibile ed udibile
Gli ambiti da cui deve scaturire questa testimonianza battesimale, sull’esempio del martire S. Alessandro, sono l’appartenenza a Cristo, alla Chiesa e al mondo; questa triplice appartenenza genera una testimonianza che ha i tratti dell’evangelicità, dell’ecclesialità e della missionarietà! In questa luce il Battesimo, vissuto in tutte le sue esigenze e con radicalità, ci spinge all’Eucaristia e alla comunità eucaristica. Il mistero eucaristico, celebrato in una comunità radicata nella fede battesimale, infatti, rafforza e corrobora le tre costitutive dimensioni dell’identità di ogni battezzato: il legame a Cristo, alla Chiesa e al mondo, generando una testimonianza che ha il sapore del Vangelo, della Comunione ecclesiale e della missione. Tramite il Battesimo abbiamo ricevuto la forza dello Spirito Santo, frutto della Pasqua di morte e risurrezione del Signore, che ci abilita ad una testimonianza visibile, credibile e udibile.
La contemplazione amorosa e grata della vita del martire sant’Alessandro, mentre ci porta a lodare Dio Trinità, per il dono della vita nuova che ci è stata donata nel Battesimo, ci faccia sentire anche la certezza che il Signore non ci lascia mai soli nel nostro cammino e ci invita continuamente, nonostante i nostri limiti e i nostri peccati, ad “andare” verso tutti per portare ad ognuno la dolce gioia del Vangelo attraverso l’annuncio e la testimonianza.
La forza di grazia che scaturisce dal Battesimo sostenga tutti noi sulla strada dell’annuncio del Vangelo e ci aiuti ad essere “comunità adulta nella fede”, capace di generare “adulti nella fede”, uomini e donne, che sull’esempio di S. Alessandro sappiano dire con la vita, quanto S. Francesco d’Assisi ha mirabilmente espresso nella “preghiera semplice”.
Oh! Signore, fa di me uno strumento della tua pace: dove è odio, fa ch’io porti amore; dove è offesa, ch’io porti il perdono; dove è discordia, ch’io porti la fede; dove è l’errore, ch’io porti la Verità; dove è la disperazione, ch’io porti la speranza. Dove è tristezza, ch’io porti la gioia; dove sono le tenebre, ch’io porti la luce.
Il Signore vi benedica e vi dia pace e gioia!