Uniti nella Speranza

Coraggio, non abbiate paura (Mt 14,27)

Mons. Delpini: “Vivrà l’uomo”

Mons. Delpini: “Vivrà l’uomo”

  1. Vivere di una vita che si disfa.

Vivere di una vita che si disfa, il nostro uomo esteriore si va disfacendo; vivere di una vita che è morire un po’ per volta.

Vivere di una vita che non sa perché, che non pone domande, che non sa donde venga e dove vada, vivere in una frenesia di informazioni, in un affollarsi di emozioni, in una moltitudine di contatti, messaggi, immagini, tutto così rapido che passa senza lasciar traccia, talora lasciando molte ferite che non sono autorizzate a diventare domande, proteste, invocazioni.

Vivere di una vita che si gode, che si sazia di ogni pane e di ogni golosità, vivere di una vita che si vanta, che si esibisce, che si impone; vivere e avere potere, gloria, ricchezza; vivere della vacuità disperata di avere tutto e di non avere abbastanza.

Vivere di una vita tribolata, di miseria umiliante, di disgrazie che non si stancano mai di infierire sulle persona amate, sulla salute, sulla buona fama, sul lavoro. Vivere di una vita che non interessa a nessuno, che non trova quello che cerca, che non incontra mai le persone giuste, che perde subito quello che ha trovato. Vivere e non essere come gli altri, e non sentirsi a posto da nessuna parte.

Sarà poi questo vivere?

  1. Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.

Nel deserto dei quaranta giorni si confrontano e si sfidano le due scelte opposte a proposito del vivere: quella del tentatore che presenta come desiderabile un vivere che si concentri su di sé, sul pane, sul potere, sul prestigio; quella del Signore Gesù che vive della parola che esce dalla bocca di Dio.

Noi iniziamo il tempo santo della Quaresima confermando la nostra decisione di vivere di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.

La parola che esce dalla bocca di Dio è il Verbo, è il Figlio. È Gesù.

Il pane che è Gesù. La comunione con Gesù, con la sua Pasqua, è il principio della vita vera. La preghiera che Gesù insegna ai suoi discepoli insegna a invocare il pane quotidiano. Ma l’espressione scelta dagli evangelisti è misteriosa. Scrivono infatti: ton arton hmwn ton epiousion, una parola difficile da tradurre: è il pane che è necessario oggi, ma un pane che non è solo “cosa”, ma sostanza di vita. Il pane della vita è la vita di Gesù, la sua parola, la sua morte, la sua risurrezione, la partecipazione allo Spirito che Gesù dona nella sua Pasqua. Nella preghiera della sera che desidero condividere con tutti alle 20,32, vorrei condividere un po’ di questo pane, perciò l’intervento si chiamerà epiusios, il pane di oggi, 20,32.

Siamo chiamati a tenere fisso lo sguardo su Gesù, per imparare che cosa sia la vita e come sia possibile vivere di una vita che riceva da Dio un’abitazione, una dimora non costruita da mani d’uomo, eterna, nei cieli.

 La vita che è pace, riconciliazione. Voi digiunate tra litigi e alterchi. … ai suoi afflitti io pongo sulle labbra: ’Pace, pace ai lontani e ai vicini – dice il Signore – e io li guarirò’.

Vivere di una vita riconciliata, che sa invocare il perdono e concedere il perdono, riconoscere i peccati non per sentirsi umiliati, ma per imparare a pregare, a confidare in Dio, a rallegrarsi del perdono ricevuto. Il tempo di Quaresima è il tempo propizio per accogliere la parola che invita a conversione e invocare il perdono dei peccati nel sincero pentimento, nella celebrazione dell’Eucaristia, sangue versato per la remissione dei peccati, nella celebrazione del sacramento della riconciliazione, con Dio e con i fratelli, nella Santa Chiesa di Dio.

Viene il tempo per una rinnovata fiducia e un lieto avviare processi di pace. La parola che esce dalla bocca di Dio, Gesù, è la nostra pace: manifesta la vocazione della umanità alla fraternità universale.

La pratica della carità spicciola, del buon vicinato, del perdono vicendevole in famiglia, nei rapporti della quotidianità che può ospitare la gloria di Dio, se si scuote il grigiore della banalità e della meschinità.

La pratica della carità lungimirante che è la carità politica, la dedizione responsabile al servizio del bene comune in una società che affronta la sfida di una ricostruzione di molti aspetti travolti dall’epidemia.

La carità che prova compassione per ogni miseria che affligge l’umanità e perciò diventa solidarietà con tutti i popoli, cura per la casa comune.

Vivere della vita dei figli di Dio! Vivere di una vita che rende lieti, fieri di essere vivi! Vivere la vita come vocazione al compimento, alla comunione eterna e felice con il Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo, nella comunione con tutti i santi.

Così chiediamo la grazia di vivere!