Uniti nella Speranza

Coraggio, non abbiate paura (Mt 14,27)

Mons. Leuzzi: l’esempio di san Gabriele

Mons. Leuzzi: l’esempio di san Gabriele

Dopo l’evento dell’allestimento del presepe in Piazza San Pietro, oggi siamo qui nel Santuario di San Gabriele per iniziare il cammino giubilare in occasione del centenario della sua canonizzazione.

Un evento atteso, dopo il rinvio dello scorso anno. Atteso perché sentiamo il desiderio di accogliere e condividere le paure e le speranze dei nostri giovani. Con loro e per loro, noi siamo qui! E con noi c’è San Gabriele.  Un giovane che ha sperimentato lo sguardo di Gesù e il suo amore.

Nell’episodio del Vangelo, proclamato in questa liturgia, abbiamo ascoltato una delle più belle espressioni della vicinanza del Signore: “Fissò lo sguardo su di lui e lo amò” (Mc 10,21). Queste parole sintetizzano la vita di Gabriele e io vorrei che questa fosse anche l’esperienza di tutti coloro che attraverseranno la Porta Santa. Lo sguardo di Cristo e il suo amore ci permetteranno di attraversare il nostro tempo, con le sue angosce e le sue potenzialità, mai vissute nel passato. Papa Francesco ci ricorda sempre che noi siamo nel cambiamento d’epoca. In occasione della inaugurazione del Presepe in Piazza San Pietro, ricordavo che in esso c’è la vera novità della storia. Oggi vorrei sottolineare, guidati dalla Parola che è stata proclamata, che costruire la storia sarà possibile solo accogliendo, come fece San Gabriele, l’invito ad essere discepoli del Maestro.

Forse abbiamo tante volte dubitato! Il cammino giubilare è una grande occasione, come ci ha ricordato papa Francesco nel suo messaggio, per scoprire che essere discepoli del Signore significa riconoscere in sé il desiderio di vita e di appagamento. Quante volte abbiamo ascoltato l’affermazione per cui l’incontro con Cristo avrebbe ridimensionato le nostre potenzialità, i nostri talenti. Superare questa diffusa contrapposizione è la grande sfida del nostro cammino giubilare, soprattutto pensando ai nostri giovani. In passato il dualismo era Cristo sì-Chiesa no, oggi il dualismo è storia sì-Cristo no.

Si può vivere nella storia, nel cambiamento d’epoca, senza l’incontro con Cristo? Paolo ci ha descritto la sua esperienza: ho ritenuto ogni cosa di secondaria importanza pur di conoscere Cristo (cf. Fil 3,8). Abramo, a sua volta – come ci suggerisce la prima lettura -, è partito obbedendo all’invito di Dio (cf. Gen. 12, 4). E poi il Vangelo riporta la proposta di Gesù: “Vieni e seguimi!” (Mc 10,21). Pensando a San Gabriele forse la prima impressione è che abbia evaso il mondo, di essere uscito dalla storia. In realtà la sua scelta è un servizio: un segno per tutti noi! Se vuoi essere nella storia, devi porre Cristo al centro della tua vita.

In passato poteva sembrare una scelta devozionale, spirituale forse anche sociale. Oggi, nel cambiamento d’epoca, è un grande dono non solo per sé, ma per tutti. Essere discepoli del Maestro significa attraversare la propria esistenza per scoprirla ancora più grande e più affascinante di ciò che avremmo mai potuto pensare. L’uomo contemporaneo si illude, talvolta, di scoprire la propria esistenza; in realtà, la storia può condurlo verso lidi che, come ricordava Heidegger, hanno come meta la morte, non solo fisica. Quanto più la storia ci travolge, tanto più cresce il desiderio di morte!

Noi oggi siamo qui, perché vogliamo attraversare la Porta, che è Cristo, insieme a San Gabriele, per tornare a casa con la gioia di aver scoperto di essere stati fissati dallo sguardo e dall’amore del Signore. Non saremo più semplici seguaci, ma discepoli del Maestro. È la via per vivere il cambiamento d’epoca da protagonisti, affrontando con coraggio tutte le sfide, sapendo che con noi cammina il Signore. Insieme ai nostri giovani siamo chiamati ad aprire orizzonti nuovi di conoscenza, di ricerca, di impegno, per amare e servire questo tempo. È una responsabilità che il Signore ci affida per riportare speranza nelle coscienze di tutti e negli ambienti dove si decide il futuro delle nostre comunità. Il punto di riferimento non siamo noi, ma l’amore incondizionato del Signore, che dalla Croce ci guarda e ci trasforma: dal cammino verso la morte alla gioia di essere in quella bella giovinezza indicata da papa Francesco nella sua Esortazione apostolica Christus vivit, amando e servendo la storia.

I battezzati sono sempre nella giovinezza, non solo fisicamente, rinnovando ogni giorno la propria disponibilità a vivere non più per sé stessi, ma per Colui che è il centro del cosmo e della storia (cf. RH n. 1). È la vera novità del cambiamento d’epoca. Preghiamo perché tutti coloro che verranno in visita in questo Santuario, attraversando la Porta santa, possano accogliere l’invito del Maestro: “vieni e seguimi!”.

Con i giovani, saremo protagonisti nella storia!