Uniti nella Speranza

Coraggio, non abbiate paura (Mt 14,27)

Pasqua. Mons. Renna: “dalla tristezza alla gioia, con il Risorto si può”

Pasqua. Mons. Renna: “dalla tristezza alla gioia, con il Risorto si può”

“… ma la vostra tristezza si cambierà in gioia” (Gv 16,20)

Attorno alla Croce si addensano, come nubi nere, le tante sofferenze che la nostra umanità sta vivendo in questi giorni: i morti per Covid-19 lasciano dietro di loro vuoti che ci sembrano incolmabili; la difficoltà della sanità e di quanti si prodigano per assicurare a tutti il vaccino quanto prima possibile; le incertezze dell’economia di tante famiglie, a cui lo Stato cerca di porre rimedio e a cui le mafie guardano come avvoltoi, pronti a gettarsi sulla preda; la solitudine di tante vite ferite. Al loro coro silenzioso dà voce il grido di Gesù sulla croce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.

È il grido di chi, nel dolore, alza gli occhi al Cielo, e non rimane ripiegato su sé stesso; e fino a quando un uomo invocherà il Signore ci sarà ancora speranza, perché il suo grido è come quello delle doglie di una madre che sta per partorire. Per questo risuonano cariche di promessa le parole di Gesù ai suoi nell’intimità del Cenacolo, davanti al pane spezzato e al calice del vino, segni profetici di una morte che è il suo dono d’amore all’umanità; risuonano vere, dopo che Gesù ha lavato i piedi ai discepoli ed ha versato sulle loro estremità stanche e callose il contenuto di quella brocca che ora giace vuota accanto alla mensa apparecchiata.

“In verità, in verità vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia” (Gv 16,20). Sia la tristezza, la nostra, di chi non passa indifferente davanti al dolore di nessuno, ma sa piangere con chi piange, in una condivisione che è già l’inizio di un mondo nuovo, caratterizzato dalla fraternità. Sì, questo tempo potrà partorire un mondo nuovo e più fraterno, dove ci sia posto per tutti, e le gioie siano condivise perché non si può essere felici da soli: “La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo” (Gv 16,21).

Sì, la potenza di Cristo Risorto può farci crescere nella fraternità, passando attraverso il perdono, la riconciliazione fraterna, la condivisione, l’impegno esigente per la giustizia e la legalità, l’attenzione per i poveri, la gentilezza costruttiva in tutte le relazioni. È il mio augurio in questo momento storico, fiducioso in un Dio che non ci abbandona mai: “Con la potenza del Risorto, la Chiesa vuole partorire un mondo nuovo, dove tutti siamo fratelli, dove ci sia posto per ogni scartato delle nostre società, dove risplendano la giustizia e la pace” (Francesco, Fratelli tutti, 278).

E, con uno scrittore poeta ci sembra di ascoltare Cristo che, uscendo dal sepolcro, afferma: “Io esco nella luce, questa è l’aurora di Pasqua (…). Sulla collina ho sputato la spugna inzuppata di fiele, ma ora inghiotto la Morte perché non torni a germogliare. Sarà l’ultimo disgusto della mia passione. E poi musica, fino alla fine del mondo” (Luigi Santucci).

Che questa musica gioiosa possa risuonare nei nostri cuori riconciliati e in pace, diffondendo speranza e fraternità! Spalanchi porte e finestre per fare entrare la luce del Volto di Dio e l’aria nuova di relazioni che ricominciano, perché nessuno si senta più solo ed abbandonato.

Auguri.