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L’opera segno “Casa Emmaus” riapre le porte a persone disabili

L’opera segno “Casa Emmaus” riapre le porte a persone disabili

“Casa Emmaus” in località Lidarno di Perugia, domenica 2 maggio (ore 17.30), riapre le porte a persone disabili; riprende le attività in sicurezza (sospese a seguito dell’emergenza Covid-19) all’interno del salone comunitario. I quattro confortevoli appartamenti che la compongono, messi a disposizioni di operatori sanitari e per il progetto “Ri-Housing” nella fase acuta della pandemia, vengono utilizzati all’occorrenza per persone in difficoltà e per accogliere nei weekend gli ospiti disabili che lo richiedono.

Diventare volontari. Attività che sono state rinnovate nel 2009 con laboratori teatrali e per aspiranti clown, di cucina (durante la settimana) e di percorsi tematici (il sabato con i più giovani e la domenica con gli adulti). «Non mancano le uscite, le feste, i balli, le partite di calcetto, le serate in pizzeria, soprattutto non manca il desiderio di stare insieme, di trovarsi e raccontarsi, con la certezza che, in fondo, basta il tuo amore». E’ quanto sottolinea Angela Ciccolella, una delle responsabili di “Casa Emmaus” nel lanciare un appello, quello di «venire a conoscerci e a diventare volontari». “Casa Emmaus” ha bisogno di nuovi amici volontari per poter proseguire la sua opera, una necessità emersa fin prima della pandemia, affinché «la sua peculiarità di sollievo della sofferenza, specie delle persone con disabilità e loro famiglie – precisa Angela – non venga meno nel tempo». La realtà associativa che gestisce la struttura, riconosciuta dalla Caritas diocesana, è iscritta nel Registro regionale del volontariato.

La storia. “Casa Emmaus” è sorta nel 1999 come “opera segno” del IV Congresso eucaristico diocesano in preparazione al Grande Giubileo del 2000, fortemente voluta dall’allora direttore della Caritas perugina e parroco di Sant’Egidio-Lidarno monsignor Giacomo Rossi per ospitare «persone con varie necessità – spiega Angela –, da disabilità a indigenza, ad appoggio per chi era in cura nell’allora policlinico di Monteluce. Nel 2005, ad opera gratuita dei parrocchiani, fu aperto un grande salone adibito a vari usi sia per la parrocchia che per gli incontri mensili del Centro volontari della sofferenza (Cvs) di cui don Giacomo Rossi era assistente spirituale. Dal 2009 “Casa Emmaus” si è vivacizzata in modo ancora nuovo con un gruppo di ragazzi con disabilità che hanno iniziato a frequentarla in modo regolare, guidati da alcuni volontari che di volta in volta propongono attività per scoprire la propria bellezza e unicità. Chi entra resta attratto dalla gioia che lo avvolge – conclude Angela –, inaspettata nell’immaginario collettivo rispetto “al disabile”».

La disabilità una sfida. Per Alessandro, un giovane ospite, «Casa Emmaus, grazie ai volontari, ci permette di stare insieme e di confrontarci con le diverse disabilità che caratterizzano ognuno di noi. Questa Casa, infatti, è prima di tutto un luogo di accoglienza per noi ragazzi con disabilità.  A mio avviso la cosa importante – sottolinea Alessandro – è non focalizzarsi sulle nostre difficoltà fisiche, ma sulla capacità di superare i propri limiti, la voglia di affrontare le difficoltà che ogni giorno si pongono dinanzi a noi. All’interno di “Casa Emmaus” ci alleniamo a fare questo, a non vedere la disabilità come un ostacolo, ma semplicemente come una sfida. Se interpreti un tuo limite come uno ostacolo non riuscirai mai a superarlo e a migliorare, invece se i tuoi limiti li trasformi in sfide da affrontare giornalmente, allora migliorerai te stesso e gli altri».

Sostegno nell’accettare la disabilità. Luisa, volontaria di “Casa Emmaus”, racconta il suo primo incontro con questa realtà avvenuto, come lei stessa dice, «in modo “casuale” nel conoscere una delle responsabili, Angela, in un momento difficile della mia vita, quando ho saputo di essere affetta dalla sclerosi multipla e, quindi, dover accettare di esser diventata disabile. Ho sempre visto con un certo distacco la disabilità e quindi non è stato facile accettare quello che mi stava succedendo! Angela mi invitò ad aiutarla nella giornata di inaugurazione. Accettai per amicizia, ma da quel giorno ne seguirono altri, accorgendomi che quei ragazzi stavano diventando essenziali per accettare la mia disabilità con dignità».

La gratitudine del direttore. «Un augurio speciale a “Casa Emmaus” per la ripresa delle sue attività», lo rivolge a ospiti e volontari il direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli, definendola «un’opera segno profetica, un faro umile e prezioso che indica la via dell’inclusione e ci ricorda continuamente che la disabilità non è un ostacolo, ma un’occasione di Amore. Ringrazio personalmente Angela e tutti i volontari, ricordando loro il pieno sostegno a quest’opera della tenerezza di Dio. La mia personale gratitudine a “Casa Emmaus” per aver messo a disposizione, in questo tempo di pandemia e chiusura, gli appartamenti al progetto “Ri-Housing” permettendo a tre famiglie in grave emergenza abitativa di poter trovare ristoro per un anno. Un esempio importante di Carità nella Carità e di comunione per la nostra Chiesa. Un invito speciale a tutti i giovani a conoscere “Casa Emmaus” e mettersi a servizio di tanti fratelli e sorelle, che nella loro fragilità, portano in dono a tutti noi un’immagine unica e speciale del volto di Gesù. Grazie davvero».