Uniti nella Speranza

Coraggio, non abbiate paura (Mt 14,27)

Il Messaggio di mons. Renna alla Città: Per il bene comune e la qualità della vita

Il Messaggio di mons. Renna alla Città: Per il bene comune e la qualità della vita

Carissimi Cerignolani,

mi rivolgo a voi nel giorno festivo dell’antico Santo Patrono della nostra Città, l’Apostolo Pietro, un tempo venerato nella Chiesa Madre e da poco meno di un secolo nel Duomo che, con la sua maestosa cupola, sembra vegliare sulla Città e sul suo vasto territorio.

Vi scrivo a pochi mesi dalle consultazioni elettorali durante le quali i cittadini sceglieranno la nuova Amministrazione Comunale, dopo il lungo periodo di guida dei Commissari Prefettizi in seguito allo scioglimento della precedente per infiltrazioni mafiose. È un momento di grande corresponsabilità, al quale non dobbiamo sottrarci e del quale ognuno deve avvertire la rilevanza.

Mentre la giustizia fa il suo corso, non possiamo non guardare con speranza al futuro, attenti ai bisogni di una Città che, con le sue borgate rurali, è fiaccata da tanti problemi, alcuni atavici, acuiti dalla situazione di pandemia dalla quale ci auguriamo di uscire definitivamente.

È il momento in cui la società civile, i partiti e i movimenti politici si stanno adoperando per esprimere dei candidati a Sindaco e all’amministrazione, che abbiano davvero a cuore il bene comune. Auspico, come tanti cittadini, un attento discernimento sulle candidature, che sia animato dal buon senso e dal desiderio di essere rappresentati da chi ponga fine alle tante situazioni che frenano lo sviluppo integrale della Città e la sua qualità della vita.

Il buon senso sappia scegliere uomini e donne che abbiano gli strumenti culturali per una chiara visione di ciò di cui Cerignola necessita, e la rendano protagonista di una ripresa economica favorita dal “Piano nazionale di ripresa e di resilienza”: anche se l’economia non è l’unico indice per indicare lo sviluppo integrale della Città, è tuttavia determinante perché dalla mancanza di investimenti sul lavoro dipende il bene comune. Si parla spesso di questo concetto, presente nella Dottrina Sociale della Chiesa, ma forse poco chiaro a tanti in quella che è la sua accezione nella visione cristiana, sempre rispettosa della laicità delle istituzioni civili.

Esso è definito dal Concilio Vaticano II come “l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alla collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente” (Gaudium et spes, 26). Il bene comune non ha nulla a che vedere con l’assistenzialismo che aiuta la gente per renderla dipendente dai suoi “benefattori”, nello stile delle associazioni mafiose, ma “promuove” delle condizioni affinché ogni persona possa realizzarsi socialmente, culturalmente e professionalmente.

La Dottrina Sociale della Chiesa afferma anche: “Il bene comune non consiste nella semplice somma dei beni particolari di ciascun soggetto del corpo sociale. Essendo di tutti e di ciascuno è e rimane comune, perché è indivisibile e perché soltanto insieme è possibile raggiungerlo, accrescerlo e custodirlo, anche in vista del futuro” (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 164). La “somma dei beni particolari” mette insieme beni egoistici, secondo la logica “spartitoria”, in cui lo stile mafioso e l’interesse di pochi giocano sempre la parte del leone. Il “bene comune” è indivisibile perché non guarda ai benefici di qualcuno, ma di tutti: centro e periferie, città e borgate, zone artigianali e aree rurali. E mi permetto di suggerire ai candidati: assicuratelo sia a chi sosterrà la vostra elezione, sia a chi sarà vostro avversario politico.

Per questo, cari candidati, permettete che dia voce alle sofferenze dei cittadini, non per chiedere “per qualcuno”, ma per tutti. Chiedere che, nei vostri programmi, sia ben chiara la distanza da ogni forma di illegalità, da procedimenti amministrativi che possano favorire la corruzione e le infiltrazioni mafiose, da ogni tipo di contatto con chi, con i suoi loschi affari, ha ridotto in questo stato la Città. Nei vostri programmi si affermi con chiarezza cosa è l’illegalità, cosa è la mafia e come essa può bloccare la qualità della vita cerignolana. Tacere su questi temi, significherebbe partire col piede sbagliato.

Chiedo che vi circondiate di gente al di sopra di ogni sospetto, di persone che non hanno bisogno della politica per vivere, perché non si sentirebbero libere nei confronti del potere.

Chiedo che, nei vostri programmi, si prenda a cuore il buon funzionamento della “macchina” amministrativa, senza la quale anche le idee migliori non possono realizzarsi: che a farla funzionare siano persone competenti, presenti nella Città laddove c’è bisogno, sempre creative nello svolgere il proprio nobile lavoro.

Chiedo che siate rigorosi, nella collaborazione con le Forze dell’Ordine, per la sicurezza dei cittadini nel centro, nelle periferie e nelle zone rurali; che vigiliate sul commercio “selvaggio” di prodotti di dubbia provenienza, venduti senza licenza o in mancanza delle necessarie condizioni igieniche, sotto lo sguardo mortificato di chi paga spazi pubblici e autorizzazioni per fare il proprio onesto lavoro. Chiudere gli occhi su questo non significa aiutare i poveri, ma incrementare la mentalità del “Fai da te!” che non porterà mai alla crescita della Città.

Chiedo che abbiate a cuore il decoro urbano di Cerignola, che è tutt’uno con la natura rigogliosa e stupenda che il Creatore ha dato a questo territorio. Questione ambientale, questione dell’educazione allo smaltimento dei rifiuti, decoro delle piazze e anche delle periferie cresciute senza armonia e bellezza sono aspetti tra loro connessi.

Chiedo, a nome dei senza voce, i nostri fratelli immigrati, che portano ricchezza al nostro territorio con il loro lavoro, spesso mal pagato, accoglienza e servizi che permettano loro di lavorare senza doversi piegare alle logiche del caporalato.

Questo, e molto altro, è quello che i cittadini di buona volontà chiedono o chiederebbero. Vi prego di ascoltarli.

E prego voi, cari concittadini, di essere esigenti con chi voterete. Disdegnate gli slogan senza contenuti, non accontentatevi delle briciole, né dei favori personali, ma mirate alto, alla qualità della vita e al bene di tutti. È triste sapere che la nostra Provincia di Foggia, secondo il “report” sulla qualità della vita – frutto di una attenta ricerca dell’Università “La Sapienza” (cfr. Italia oggi, 30 novembre 2020) – occupa l’ultimo posto nella classifica nazionale: il 107mo! Non diamo la colpa solo agli Amministratori degli ultimi decenni, ma anche a noi, società civile. Non gridiamo allo scandalo, come se avessero parlato male della nostra famiglia, ma facciamo un esame di coscienza su come potremo contribuire a far sì che si realizzino positivamente i sette indicatori di questo triste primato: affari e lavoro; ambiente; sicurezza sociale; istruzione; formazione e capitale umano; reddito e ricchezza; reati, sicurezza e tempo libero.

Un suggerimento, cari candidati: prendete questi indicatori come obiettivi del vostro programma di governo. E voi, cari cittadini, considerateli come le aspettative su cui puntare. E, forse, cominceremo a parlare di un futuro radioso e solido per la nostra Cerignola.

Vi benedico e prego per tutti lo Spirito Santo perché ci illumini.