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“Ponti ad Amman”: il messaggio del Card. Bassetti

“Ponti ad Amman”: il messaggio del Card. Bassetti

Pubblichiamo di seguito il messaggio che il Cardinale Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia – Città della Pieve e Presidente della CEI, ha inviato al Patriarca Pierbattista Pizzaballa in occasione dell’avvio del progetto “Ponti ad Amman” e della benedizione della Casa Sacro Cuore.
Finanziato dal Servizio per gli Interventi caritativi a favore del Terzo Mondo della CEI attraverso i fondi 8xmille e ideato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore nell’ambito delle iniziative promosse per celebrare il primo Centenario dalla fondazione, il progetto è implementato con il supporto del Gemelli Medical Center ed è coordinato, a nome del Patriarcato Latino, dall’Associazione HAbibi VAltiberina che da anni lavora in Medio-Oriente.

 

Eccellenza Rev.ma Mons. Pierbattista Pizzaballa,

Chiarissimo Prof. Franco Anelli,

Illustrissimo Dott. Paolo Favari,

Rev.mo Don Mario Cornioli,

Autorità religiose, civili e militari,

Cari fedeli tutti,

non potendo essere presente lì con voi, esprimo – attraverso questo messaggio – tutta la mia gioia per la realizzazione del progetto “Ponti ad Amman” e per la benedizione della Casa Sacro Cuore, edificio ristrutturato e riqualificato a Centro polifunzionale che, dal mese di settembre, ospiterà le attività previste dal progetto. Oggi è sicuramente un momento di festa perché, finalmente, con grande creatività, si aggiunge un tassello importante al bel mosaico dell’accoglienza e dell’attenzione all’umanità ferita. Già il nome del progetto specifica il senso dei “Ponti” che vengono edificati: “Luoghi di incontro per l’inclusione di cristiani iracheni in Giordania: sistema integrato di servizi medici e socio-educativi per i minori e le loro famiglie”.

Il progetto, finanziato dal Servizio per gli Interventi caritativi a favore dei Paesi del Terzo Mondo della Conferenza Episcopale Italiana attraverso i fondi 8xmille, che i cittadini italiani destinano alla Chiesa cattolica, è ideato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore nell’ambito delle iniziative promosse per celebrare il primo Centenario dalla fondazione, è implementato con il supporto del Gemelli Medical Center ed è coordinato, a nome del Patriarcato Latino, dall’Associazione HAbibi VAltiberina che da anni lavora in Medio-Oriente.

L’intervento vuole contribuire all’inclusione dei cristiani iracheni richiedenti asilo presenti in Giordania e, in particolare, ad Amman, attraverso la promozione di percorsi di formazione rivolti a insegnanti, counselors e famiglie irachene e giordane; avviare un servizio di screening medico e psicologico di minori; organizzare incontri di educazione sanitaria per donne irachene e giordane. In tutto questo la Casa Sacro Cuore si propone come luogo di accoglienza e incontro.

L’evento di oggi è anche occasione preziosa per fare memoria, rendere grazie e rinnovare l’impegno. A questo scopo, vorrei condividere tre punti che traggo dai nomi delle iniziative.

Il primo: Ponti. In questi anni abbiamo imparato quanto sia importante fondare le nostre azioni sulla cultura dei ponti e non dei muri. Il popolo giordano ha dimostrato il calore e il sapore dell’accoglienza verso rifugiati palestinesi, iracheni e provenienti da altre aree di crisi, in particolare dalla vicina Siria. Una grande lezione di umanità, soprattutto per l’Europa. Così si esprimeva Papa Francesco dopo aver visitato Amman durante il pellegrinaggio in Terra Santa: “Sono stato colpito dalla generosità del popolo giordano nel ricevere i profughi, tanti che fuggono dalla guerra, in quella zona. Che il Signore benedica questo popolo accogliente, lo benedica tanto! E noi dobbiamo pregare perché il Signore benedica questa accoglienza e chiedere a tutte le istituzioni internazionali di aiutare questo popolo in questo lavoro di accoglienza che fa” (Udienza generale, 28 maggio 2014).

Il secondo punto: Inclusione. Verso le sorelle e i fratelli in fuga da guerre e da persecuzioni occorre un approccio integrale, che sappia “accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. Questi quattro verbi, indicati da Papa Francesco, restano la bussola per affrontare la sfida delle migrazioni, in Italia e in Europa. “Comprendo che di fronte alle persone migranti alcuni nutrano dubbi o provino timori. Lo capisco come un aspetto dell’istinto naturale di autodifesa. Ma è anche vero che una persona e un popolo sono fecondi solo se sanno integrare creativamente dentro di sé l’apertura agli altri. Invito ad andare oltre queste reazioni primarie” (Fratelli tutti 41). Sui migranti, sui deboli, sugli esclusi – come ho già avuto modo di dire – un giorno sarà severo e inappellabile il giudizio di Dio: “Dov’è tuo fratello?”.

Il terzo punto: Casa. La cura e la custodia non sono atteggiamenti o sentimenti puramente estetici, ma dicono tutto dell’interiorità. Quando parliamo di casa, il pensiero subito corre ai posti dove siamo cresciuti, dove sono tuttora custoditi i nostri affetti. È difficile parlarne con chi è costretto a fuggire verso luoghi più sicuri. A ben vedere, però, la casa non esprime solo fisicità, ma racchiude anche le pulsazioni di un cuore che sa farsi dono per gli altri, senza tornaconto personale. La Casa Sacro Cuore indica questo impegno preciso: farsi prossimi, fasciare le ferite e prendersi cura (cfr Lc 10,30-37). È l’atteggiamento del Buon Samaritano che radica nel Sacro Cuore di Gesù.

Ringrazio ciascuno di voi per questo progetto. Insieme preghiamo il Signore perché ci doni la capacità di saper gettare ponti, creare inclusione, essere casa aperta e accogliente.

 

Bassetti Card. Gualtiero
Arcivescovo di Perugia – Città della Pieve
Presidente della CEI