Uniti nella Speranza

Coraggio, non abbiate paura (Mt 14,27)

Pasqua. Card. Semeraro: passato il sabato, di buon mattino…

Pasqua. Card. Semeraro: passato il sabato, di buon mattino…

1. «Passato il sabato…»: così, in questa Veglia pasquale, ha avuto inizio il racconto del vangelo della Risurrezione. Cosa sia avvenuto in quel sabato nessun racconto evangelico ce lo dice, ma la Chiesa non ha mai cessato di riflettere, di meditare su questo. Troviamo, anzi, delle frecce direzionali in molti altri passi del Nuovo Testamento, come in lPt dove leggiamo che «nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere» e che «anche ai morti è stata annunciata la buona novella, affinché siano condannati, come tutti gli uomini, nel corpo, ma vivano secondo Dio nello Spirito» (3,19; 4,6).
A proposito del sabato, poi, lo stesso Gesù ci ha insegnato che esso è stato fatto per l’uomo e che il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato. Ha pure detto: «Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tiferà fuori subito in giorno di sabato?» (Lc 14,5). Ora, quando in questo giorno Gesù giace nel sepolcro, il Padre avrebbe forse dimenticato il suo Figlio? Non si ricorderebbe più di ciò che fece un tempo con mano forte e braccio disteso per Israele, suo figlio? (cf. III Lettura: Es 14,15- 15,1). Non tirerebbe fuori subito il suo «figlio che cade nel pozzo, anche in giorno di sabato»? Cesserebbe di «portare a compimento», di «benedire», di «santificare» questo giorno e di permettere a colui che gli appartiene come suo amico, suo servo, suo figlio amato e suo Isacco, di «riposarsi» e di «riprendere fiato»?
Chi in questo sabato medita in silenzio queste parole di sempre, non potrà riconoscere l’opera di Dio che, sempre agisce (cf. Gv 5,17), e, quindi, opera anche in questo giorno? Contemplando il Principe della Vita nel luogo della morte, la liturgia bizantina esalta questi paradossi: «Quando sei disceso nella morte, o Vita immortale, hai ucciso gli inferi con la gloria della tua divinità. E quando ti sei levato dalle regioni infernali, tutte le potenze celesti hanno gridato: “Cristo che doni la vita, a te la gloria, o nostro Dio”».

2. «Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?». È la domanda delle tre donne che camminano verso il sepolcro dove era stato deposto il corpo di Gesù. Il loro passo è stanco, appesantito dalla sofferenza e dalla delusione. Ci vanno per ungerlo, ch’è poi il gesto dell’estremo saluto. Nella tradizione ebraica, infatti, un corpo non veniva mai unto dopo essere stato deposto seppellito, bensì come preparazione alla sepoltura. Così le tre donne vogliono compiere ora ciò avrebbero dovuto fare prima.
Un’anonima donna aveva fatto così nella casa di Simone il fariseo: «gli si avvicinò una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo molto prezioso, e glielo versò sul capo mentre egli stava a tavola. I discepoli, vedendo ciò, si sdegnarono e dissero: “Perché questo spreco? Si poteva venderlo per molto denaro e darlo ai poveri!”. Ma Gesù se ne accorse e disse loro: “Perché infastidite questa donna? Ella ha compiuto un’azione buona verso di me. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me. Versando questo profumo sul mio corpo, lei lo ha fatto in vista della mia sepoltura” (Mt 26,7-12).
Queste tre donne avevano accompagnato Gesù nella sua missione itinerante, poi avevano sofferto con lui, vigilando ai piedi della croce e piangendo per lui durante la sua sepoltura. Quando poi la pesante pietra aveva chiuso per sempre la tomba, anche una parte di loro era morta con Gesù. I loro cuori erano divenuti pesanti come questa pietra ed ora si recano alla tomba con la speranza segreta che qualcuno ne avrebbe rotolato la pietra. Ma chi?

3. Queste donne in cammino non si sono accorte che il sole stava già sorgendo è che stava già debellando la notte? La nuova luce annuncia che il «sabato» mantiene le sue promesse; il «sabato», che allo stesso tempo è una festa della Creazione 8e della Liberazione dell’Egitto. Nel mezzo della notte inizia un nuovo giorno, come una nuova creazione. Dio apre una strada inaspettata. Alla vista della tomba, le donne spalancano meravigliate gli occhi: la pietra del sepolcro è stata già rotolata via! Sono stupite da quello che vedono, o meglio … che non vedono! Del corpo di Gesù non c’è traccia alcuna!
Entrando nel sepolcro vedono «un giovane seduto sulla destra, vestito di una veste bianca». Ne rimangono spaventate. Marco, in verità, aveva già parlato, raccontando l’arresto di Gesù, di un giovane avvolto in un lenzuolo (14,51) – simile al lenzuolo che avrebbe avvolto il crocifisso (15,46) – che era scivolato via, nudo, dalle mani dei suoi inseguitori. Non è, questa, la figura di ogni discepolo di Gesù; la figura di ogni battezzato, che lascia l’abito dell’uomo vecchio per immergersi nudo nella morte con Cristo e per indossare l’abito di luce di chi è risorto con Cristo? Rivestiti di bianco vedremo tra poco i nostri tre Catecumeni, dopo essere stati battezzati.
Questo vestito risplendente si riferisce pure al Cristo trasfigurato, d’ora in poi seduto alla destra del Padre. Dalla tomba ormai vuota esce, intanto, la parola del testimone: «stai cercando Gesù crocifìsso? Non è qui, è risorto. Questo è soltanto il luogo dove è stato sepolto, ma Lui ti sta aspettando in Galilea». La Galilea era stata il luogo di nascita dei discepoli di Gesù ed anche quello della loro prima vocazione. Ora, però, Egli al centro della nostra vita. Diciamogli, allora:
Tu ci sei necessario, o grande paziente dei nostri dolori,
per conoscere il senso della sofferenza
e per dare ad essa un valore di espiazione e di redenzione.
Tu ci sei necessario, o vincitore della morte,
per liberarci dalla disperazione e dalla negazione,
e per avere certezze che non tradiscono in eterno.
Tu ci sei necessario, o Cristo, o Signore, o Dio-con-noi,
per imparare l’amore vero e camminare nella gioia e nella forza della tua carità,
lungo il cammino della nostra vita faticosa,
fino all’incontro finale con Te amato, con Te atteso,
con Te benedetto nei secoli. (G.B. MONTINI, Lettera pastorale per la Quaresima 1955)
Amen.