Uniti nella Speranza

Coraggio, non abbiate paura (Mt 14,27)

Mons. Angiuli: “Il tempo di avvento, profumo di speranza”

Mons. Angiuli: “Il tempo di avvento, profumo di speranza”

Cari fratelli e sorelle, vi invio questo messaggio all’inizio del nuovo anno liturgico. Abbiamo celebrato la Pasqua nel contesto della pandemia da coronavirus accompagnati da un vortice di sentimenti che andavano dalla paura e dal dolore per i morti e dalla sofferenza degli ammalati all’incertezza del futuro. Di fronte a un nemico che ci ha presi alla sprovvista ci siamo sentiti indifesi, disorientati e smarriti. Nello stesso tempo con spirito pasquale, abbiamo rinnovato il desiderio di tenerci per mano e rimanere uniti per superare insieme le difficoltà. Pensavamo di aver superato il tempo della prova. Ma siamo ancora attanagliati da questo morbo e non sappiamo come celebreremo la prossima festività del Natale. Il tempo di avvento che stiamo per iniziare ci indica i sentimenti con i quali dobbiamo vivere questo tempo.

La liturgia dell’avvento

Dobbiamo, innanzitutto, rinnovare la consapevolezza che siamo viandanti e pellegrini in cammino verso il Signore che viene a incontrarci e a stabilire la sua tenda in mezzo a noi (cfr. Gv 1,14). Egli viene come un ospite che chiede di prendere dimora nel nostro mondo e nei nostri cuori. La liturgia del tempo di avvento ci presenta il sentiero che dobbiamo percorrere per imparare nuovamente a vivere la dimensione escatologica della nostra fede in Cristo. Venuto nella «pienezza del tempo», egli ha inaugurato i tempi nuovi e ha dato inizio a una nuova fase della storia dell’umanità. Essa, ora, corre lungo il filo che va fino alla Pasqua alla Parusia e si caratterizza come “il tempo della fine”. Ciò non vuol dire la “fine del tempo”. Non sappiamo, infatti, quando avverrà la conclusione né in senso personale, né in senso cosmico e universale. Sappiamo però con certezza che in Cristo «tutto è compiuto» (Gv 19,30) e che non rimane altro se non «riconsegnare ogni cosa al Padre» (1Cor 15,24).

Ora che «il tempo si è fatto breve» (1Cor 7,29), dobbiamo accogliere la provvisorietà del momento, alzare il capo e protendere lo sguardo in avanti per scorgere un nuovo inizio che non dimentica il passato, ma lo ricorda come promessa di un futuro sorprendente e meraviglioso. In attesa della venuta del Signore, dobbiamo affrontare anche la tribolazione del tempo presente con il santo timor di Dio, affidandoci e confidando nella sua infinita misericordia. Non lasciamoci scoraggiare dalle difficoltà e dalle ristrettezze imposte dalla pandemia. Lasciamoci guidare dalla due grandi icone dell’avvento, Giovanni Battista e la Vergine Maria, figure di quella «speranza che non delude» (Rm 5,5). Essa è cantata da Charles Peguy come la “piccola bambina” che trascina ogni cosa e, nonostante, l’asperità del sentiero, rende più agile il passo.

La nuova edizione del Messale

A dare forza alla nostra speranza ci viene in aiuto la nuova edizione del Messale che cominceremo ad usare dalla prima domenica di avvento. È un dono fatto a tutta la Chiesa, in quanto via sicura per abbeverarsi alla sorgente della fede. Il Messale, infatti, è il primo ed essenziale strumento per la degna celebrazione dei misteri «per ritus et preces»1 e per dare un solido fondamento a un’efficace catechesi liturgica. Occorre, pertanto, valorizzare la conoscenza e il buon utilizzo del libro liturgico, sul duplice versante della celebrazione e del suo approfondimento nella mistagogia2.

Non dimentichiamo che il Messale è un libro per tutta la comunità: per chi presiede la celebrazione (il vescovo o il presbitero), e per tutta l’assemblea, che riconosce nei testi e nei gesti liturgici l’azione stessa di Cristo stesso e della Chiesa. Per tutti è, dunque, un motivo di impegno e di rilancio della formazione liturgica. A questo scopo, l’ufficio liturgico diocesano insieme agli altri uffici pastorali coinvolti nell’area dell’evangelizzazione e della formazione, appronteranno percorsi laboratoriali per affinare l’arte di celebrare l’Eucaristia.

Per la nostra diocesi di Ugento- S. Maria di Leuca, la pubblicazione del Messale cade in un momento particolarmente propizio. Nella lettera che ho inviato alle comunità parrocchiali al termine della visita pastorale, ho ribadito l’orientamento, più volte richiamato in questi anni, di lasciarci educare dalla liturgia per educare alla liturgia. Ho anche riaffermato che la parrocchia deve essere una comunità orante, il cui punto di partenza e di arrivo di tutta la vita comunitaria è la domenica3.

La centralità della celebrazione eucaristica domenicale risiede nel fatto che «in quanto epifania della Chiesa, annuncio di un mondo nuovo, anticipazione del paradiso, la liturgia educa alla vita. In quanto azione simbolica e sensibile mette in atto mente, sensi, cuore, intelligenza, affetti, volontà. La liturgia vede, ascolta, gusta, sente, tocca il mistero. La lex orandi diventa così la regola della lex credendi e della lex agendi»4. Occorre, pertanto, favorire il coinvolgimento e la partecipazione dell’intero popolo di Dio al mistero celebrato, aiutando i fedeli ad entrare nell’esperienza eucaristica con tutti “i sensi”, la mente e i sentimenti.

Sul piano pastorale, si tengano presenti gli orientamenti già proposti e si osservino, in modo particolare le seguenti indicazioni pastorali: conoscere approfonditamente e utilizzare in modo sapiente il Messale e il lezionario; promuovere la formazione liturgica del popolo di Dio e il coinvolgimento delle varie ministerialità5. La presenza nelle comunità parrocchiali di un “gruppo liturgico” è un aiuto significativo perché l’Eucaristia domenicale possa costituire un vero luogo di comunione, nel quale attivare tutti i linguaggi e tutti i ministeri necessari alla manifestazione del Mistero di Cristo e della Chiesa. I lettori e gli accoliti, i cantori e i musicisti, i catechisti e i ministri straordinari della comunione sono chiamati ad accordarsi tra loro perché nell’ordine e nell’armonia della celebrazione la varietà dei ministeri sia al servizio della partecipazione di tutti all’unico mistero.

Le tre venute di Cristo

Se utilizzeremo sapientemente questo strumento, vivremo un avvento fruttuoso anche se nel contesto delle difficoltà determinate dal coronavirus. Dobbiamo soprattutto fare attenzione a quanto afferma san Bernardo quando esorta a fare memoria della nascita storica di Cristo, ad attendere la sua manifestazione gloriosa e ad accogliere la sua venuta quotidiana. Come la Vergine Maria dobbiamo con l’esercizio della nostra fede far nascere Cristo dentro di noi per riconoscerlo fuori di noi. S. Massimo il Confessore insegna che Gesù nasce secondo lo spirito in coloro che lo vogliono e cresce in loro con il crescere delle loro virtù.

Per questo durante il tempo di avvento canteremo più volte: maranatha, vieni, Signore Gesù! A chi attende Cristo e lo invoca ogni giorno – afferma san Leone Magno – «è già sufficiente sapere di essere gradito a colui che ama; e non brama ricompensa maggiore dell’amore stesso. L’anima pura e santa è talmente felice di essere ripiena di lui, che non desidera compiacersi in nessun altro oggetto al di fuori di lui». Se aspireremo alle cose celesti e non a quelle della terra e se orienteremo il nostro cuore dove è il vero tesoro, nonostante le difficoltà del tempo presente, gusteremo la grande felicità di godere «le ricchezze conseguite e di accrescerle sempre di più senza alcun timore che vadano perdute».

Buon avvento!