Uniti nella Speranza

Coraggio, non abbiate paura (Mt 14,27)

Mons. Perego: la Chiesa “sacramento di salvezza”

Mons. Perego: la Chiesa “sacramento di salvezza”

Cari fratelli e sorelle, l’Epifania del Signore ogni anno apre il nostro sguardo all’universalità della salvezza: il Bambino che nasce, il Dio con noi, è il Salvatore non solo di un popolo, ma del mondo. “Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo”, reciteremo fra poco nel Credo. Ne consegue che anche la Chiesa è ‘sacramento di salvezza’, come ci ricorda la costituzione conciliare Lumen gentium: La Chiesa è in Cristo, come un sacramento, o un segno e uno strumento “dell’unione intima con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (n. 1). La stessa idea di Chiesa sacramento ritorna al n. 8 della Lumen Gentium sottolineando un altro aspetto: essa è allo stesso tempo visibile e invisibile, comunità spirituale di grazia e società o organismo visibile; è simile allo stesso Verbo incarnato, la cui umanità era “lo strumento vivente della salvezza”. “In modo analogo l’organismo sociale della Chiesa… è al servizio dello Spirito di Cristo, che lo vivifica, per la crescita del Corpo”. Alla fine dello stesso n. 8 si afferma che questo organismo, quale è la Chiesa, in tutta la sua vita storica che si svolge tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio, è chiamato “a rivelare al mondo il mistero del Signore”. La Chiesa è il sacramento che continua a portare i benefici dell’Incarnazione e della redenzione del Figlio di Dio: “per noi” e “per tutti”, come affermiamo in ogni Eucaristia.

La Parola di Dio di oggi ci invita anzitutto – con le immagini del profeta Isaia – ad alzarci, a camminare, a guardare intorno a noi. E’ l’invito all’incontro: a incontrare figli e figlie, che vengono anche da lontano, ad aprire il cuore ad ogni persona. Nell’enciclica Fratelli tutti Papa Francesco invita a questa apertura del cuore, a questo incontro con tutti, per portare la gioia e la pace del Salvatore. “La nostra relazione – scrive Papa Francesco -, se è sana e autentica, ci apre agli altri che ci fanno crescere e ci arricchiscono. Il più nobile senso sociale oggi facilmente rimane annullato dietro intimismi egoistici con l’apparenza di relazioni intense. Invece, l’amore che è autentico, che aiuta a crescere, e le forme più nobili di amicizia abitano cuori che si lasciano completare. Il legame di coppia e di amicizia è orientato ad aprire il cuore attorno a sé, a renderci capaci di uscire da noi stessi fino ad accogliere tutti. I gruppi chiusi e le coppie autoreferenziali, che si costituiscono come un “noi” contrapposto al mondo intero, di solito sono forme idealizzate di egoismo e di mera autoprotezione” (F.T. 89) – conclude il Santo Padre. La fatica dell’incontro rende difficile occuparsi degli altri, anche solo stimare gli altri e rischia di impoverire la nostra vita sociale, privandola di opportunità che nascono dalle capacità, dagli interessi, dalla passione, anche dalla fede di ognuno. Ogni forma di esclusione nega la verità che l’Epifania ci ricorda: la salvezza è destinata a tutti.

L’apostolo Paolo si rivolge agli Efesini con la parola “fratelli” per annunciare che la storia di Gesù è la manifestazione di Dio con noi, che richiama come tutte le genti sono chiamati in Cristo a “formare un solo corpo”, cioè la Chiesa, per partecipare alla stessa salvezza. Anche l’apostolo delle genti ci ricorda che la Chiesa è “sacramento di salvezza”, perché fondata e accompagnata da Cristo.

La pagina evangelica di Matteo ci ripropone il racconto dei Magi. E’ un racconto che sottolinea ancora una volta che la salvezza è destinata a tutti. I Magi rappresentano tutti coloro, anche i più lontani, che sono in ricerca del Signore, che cercano Dio, talora ingannati da chi – come Erode – confida solo in se stesso, nel suo potere. Ma il Signore indica strade alternative, diversi stili di vita per ritrovarlo e per ritrovare se stessi, abbandonando le tenebre del peccato, le sicurezze che talora vendono a buon mercato le persone di questo mondo e ritrovare la salvezza. Gesù è la nostra “stella” che indica il cammino di salvezza: è una stella che appare nelle nostre città – come a Betlemme – quando ci fidiamo di Lui, quando facciamo posto alla sua parola, ai suoi gesti. Gesù, in questo tempo non facile, “risolleva la nostra speranza” – per usare le parole di S. Agostino – per impedire di disperarci e credere nell’amore di Dio, che sparge su di noi, “con una larghezza totalmente gratuita, i suoi doni” (Agostino, De Trinitate, XIII, 10, 13), sempre.

Cari fratelli e sorelle, la gloria del Signore che oggi si manifesta a noi come a Giuseppe e Maria, ai pastori e ai Magi, ci accompagni nelle vicende di questo nostro tempo, ancora non facili per le nostre famiglie e le nostre città, così da riconoscere i segni della presenza di Dio nel tempo che scorre, nelle feste e nelle memorie, nei tempi che ci aiutano a rivivere il mistero pasquale, ma anche nella storia di santità della Chiesa, che nasce dalle Beatitudini e in cui ci riconosciamo tutti fratelli. Così sia.