Nell’occorrenza della festa di San Francesco di Sales (24 gennaio), patrono dei giornalisti e degli operatori della comunicazione sociale, a nome del Cardinale Presidente Petrocchi, degli Arcivescovi e Vescovi della Conferenza Episcopale Abruzzese Molisana, rivolgo a Voi, assieme al più cordiale saluto, l’augurio affettuoso di buon lavoro nel quale possiate profondere sempre più, quotidianamente, competenza, amore e passione per la verità e il bene, creatività e gentilezza.
Il 29 settembre 2020, Papa Francesco, a proposito della 55ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che, come è noto, si celebrerà nella solennità dell’Ascensione del Signore, Domenica 16 maggio 2021, ha scelto questo tema: “Vieni e vedi (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone come e dove sono”. Noi di Abruzzo e Molise vivremo questa giornata mondiale con una grazia particolare, qual è quella del Giubileo dei giornalisti e degli operatori della comunicazione sociale, che si terrà, in questo medesimo giorno, nel santuario di San Gabriele dell’Addolorata (Teramo), nella cornice dei festeggiamenti per il centenario della canonizzazione del Santo (1920-2020), e alla quale, fin d’ora, siete tutti invitati a partecipare.
“Vieni e vedi” sono le parole su Gesù che l’apostolo Filippo, in una ispirata dinamica di autentica fraternità e fragrante generatività vocazionale, rivolge a Natanaèle di Cana di Galilea, alquanto scettico sulla figura del Maestro. Questa la citazione evangelica: «Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: ‘Seguimi’. Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: ‘Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret’. Natanaèle esclamò: ‘Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?’. Filippo gli rispose: ‘Vieni e vedi’» (Gv 1,43-46).
In pieno rispetto dell’altrui libertà, ma nel genuino proposito di offrire a un suo simile quella medesima possibilità di una inedita prospettiva di vita offertagli dal Maestro, Filippo esprime a sua volta a Natanaèle l’ annuncio-testimonianza-invito alla sequela del Cristo in una situazione altrettanto concreta e immediata fatta di sguardi, di esperienza e di vicinanza: in una realtà di vita tessuta sulla trama di quella verità che nasce dall’incontro con le persone, dalla partecipazione alla loro quotidianità, alle loro gioie e dolori. Dio ti incontra dove sei, narra un antico detto, che può ben essere una guida per tutti Voi, impegnati nel lavoro, ampiamente inteso, dei media, o delle comunicazioni nella società e nella Chiesa, e la stessa chiamata di Gesù agli apostoli può essere accolta anche da tutti Voi come invito ad utilizzare i media, in tutte le loro forme, per raggiungere le persone come sono e là dove vivono. Distintivo del bravo comunicatore è la capacità di conoscere e divulgare la verità, facendone esperienza diretta, incontrando e parlando con le persone, rendendo poi l’umana società partecipe delle loro gioie, delle loro speranze e dei loro dolori.
Nel cambio epocale che stiamo vivendo, la crisi pandemica dell’infezione da Covid-19 ha determinato un tempo per un verso negativo e deprimente, dovuto all’isolamento in casa e a paure-multistrato, ma anche, per un altro verso, praticamente stimolante. Se, da una parte, siamo frenati dai molteplici limiti imposti da questa pandemia, a partire dall’obbligo della distanza interpersonale, dall’altra ci si può organizzare ed adoperare affinché la comunicazione, grazie anche alla tecnologia, sappia rendere possibile la vicinanza necessaria per riconoscere ciò che è essenziale e comprendere davvero il senso delle cose.
Carissimi Operatori della Comunicazione sociale di Abruzzo e Molise, vogliate sentire vibrante in Voi questa pro-vocazione a nuove forme di prossimità. Siate diligenti recettori ed esperti applicatori del detto Dio ti incontra dove sei. Fate di esso una regola stabile di vita e di lavoro. Fatevi promotori di una comunicazione che non giudica (come) e che sappia rispettare il percorso di ciascuno, senza pretendere che sia il nostro (dove). Sappiate accogliere le sfide del cambiamento d’epoca e della pandemia che ci offrono nuove opportunità di riflessione e di azione, per una comunicazione rispettosa e inclusiva, che favorisca una cultura dell’incontro, dell’accoglienza e della cura, scevra da ogni forma di pregiudizio, per la quale sia possibile conoscere la realtà con uno sguardo fiducioso.
Nella festa del Vostro Santo Patrono Vi chiediamo di essere «seminatori di speranza in un domani migliore» per impedire «che le persone si ammalino di solitudine» (papa Francesco) e di far sentire al mondo, senza alcun timore e nell’intelligenza di un sano pluralismo, la voce della Chiesa e degli intellettuali cristiani, in uno scenario mediatico sempre più secolarizzato allo scopo di arricchirlo con l’apporto di riflessioni costruttive. L’informazione, quando è di qualità, consente di comprendere meglio i problemi e le sfide che l’uomo è chiamato ad affrontare e ispira i comportamenti conseguenti, contribuendo alla formazione delle coscienze.
Anche per il dovere morale di rilanciare il tema della pace in ogni circostanza. Pace. Non solo come assenza di guerre (ve ne sono, purtroppo, ancora e tante in varie parti del mondo che non fanno notizia sulle grandi testate), ma proprio, e soprattutto, come costruzione di un mondo più giusto e a misura d’uomo, d’ogni uomo, di tutto l’uomo, compresa la sua sfera spirituale e culturale. Pure quando dovete raccontare il male, non dimenticate di lasciare intravvedere, in mezzo ad esso, il dinamismo del bene e dargli spazio per la possibile risurrezione. Dentro ogni situazione, anche dolorosa, il Signore, nella sua infinita bontà, mette sempre quel potenziale di bene per una chiamata a maggiore maturazione individuale, sociale ed ecclesiale e che solo lavorando insieme, mai da soli, possiamo scoprire e far emergere. Papa Francesco ci ricorda che: «solamente quando il futuro è accolto come realtà positiva e possibile, anche il presente diventa vivibile». Di qui la nostra viva esortazione a saper leggere e interpretare il tempo presente individuando tutte le strade possibili per una comunicazione del Vangelo accessibile al linguaggio e alla sensibilità dell’uomo contemporaneo, per un lavoro che sia veramente al servizio dell’incontro tra le persone e le società; che aiuti i comunicatori cristiani ad essere fedeli discepoli e annunciatori di Gesù Cristo nell’esercizio della loro professione; che risvegli nelle coscienze dei battezzati e di ogni uomo e donna di buona volontà l’universale chiamata alla santità. Come è urgente una narrazione umana, che parli del bello e del bene del Vangelo e lo proclami al mondo intero! E come sono necessari comunicatori che adempiano a questa esaltante missione con alta coscienza professionale!
Pertanto, carissimi, ringraziandoVi per quanto siete e fate, e con l’augurio di una fruttuosa riflessione per fare sempre più bene il bene, Vi affidiamo alla particolare protezione della Beata Vergine Maria, di San Giuseppe e di San Francesco di Sales col pegno di una paterna benedizione.
Claudio Palumbo, Vescovo di Trivento, Delegato CEAM per le Comunicazioni Sociali