Uniti nella Speranza

Coraggio, non abbiate paura (Mt 14,27)

Il lavoro dimezzato. Operaio con il casco.

Mons. Renna: “La famiglia umana con lo sguardo rivolto al futuro”

Il 1° maggio si intrecciano la festività di San Giuseppe lavoratore e il primo giorno di un mese “mariano” che, in modo particolare nella nostra Ascoli Satriano, è dedicato alla venerazione di Maria, Madre della Misericordia. È la festa del lavoro e non possiamo dimenticare che è l’occasione per fare un bilancio sulla situazione lavorativa in questo tempo di pandemia, guardando soprattutto al bene della famiglia, a cui la Famiglia di Nazareth, con la bellezza della sua umanità abitata da Dio, ci richiama.

Facciamo nostre le preoccupazioni espresse dai Vescovi nel Messaggio per la festa di questo 1° maggio 2021:

Nel mondo del lavoro si sono aggravate le diseguaglianze esistenti e create nuove povertà. Già prima di essa il Paese appariva diviso in tre grandi categorie. Una composta da lavoratori di alta qualifica o comunque tutelati e privilegiati che non hanno visto la loro posizione a rischio. (…) Una seconda categoria di lavoratori in settori o attività a forte rischio o comunque con possibilità di azione ridotta è entrata in crisi: commercio, spettacoli, ristorazione, artigiani, servizi vari. (…) Un terzo gruppo è rappresentato dai disoccupati, dagli inattivi o dai lavoratori irregolari e coinvolti nel lavoro nero che accentua una condizione disumana di sfruttamento. Sono gli ultimi, in particolare, ad aver vissuto la situazione più difficile perché fuori dalle reti di protezione ufficiali del welfare (Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace/CEI, “E al popolo stava a cuore il lavoro” (Ne 3,38). Abitare una nuova stagione economico-sociale. Messaggio dei Vescovi per la Festa del 1° maggio 2021, 19 marzo 2021).

Dietro ogni lavoratrice/lavoratore c’è una famiglia, non possiamo dimenticarlo. Cioè ci sono due adulti che, con senso di responsabilità e non poche volte con fatica, cercano di provvedere al presente e al futuro di tutto il nucleo familiare, in cui i figli sono l’anello più debole, perché possono essere privati di ciò che apre loro il futuro, ossia una formazione solida, che va dalla scuola a tutti gli altri ambiti della propria vita. Con la Dad e la fatica dell’impegno scolastico è emerso quanto sia importante il senso di responsabilità della famiglia e quanto sia essenziale l’alleanza tra scuola e famiglia. Politiche familiari lungimiranti sono una urgenza che deve vedere le famiglie più esigenti nei confronti dello Stato e della loro stessa coscienza civile. Quanti adulti hanno consapevolezza di cosa serve davvero alla loro famiglia e al loro futuro? E, accanto alla famiglia, poiché viviamo in una società che condivide beni che sono della collettività ed un bene indivisibile che è quello comune, sono in gioco anche due altre questioni, che richiedono consapevolezza negli amministratori della cosa pubblica e in tutti i cittadini, espresse in due urgenze: la conversione alla transizione ecologica e la riconversione alla centralità dell’uomo, che “spesso rischia di essere considerato come numero e non come volto nella sua unicità”.

Ormai non si può rimandare una progettualità che assicuri la “transizione ecologica”, per la sopravvivenza nostra e delle future generazioni. Gli imprenditori, gli agricoltori, le stesse forze politiche stanno acquisendo consapevolezza? Stanno investendo in futuro? Stanno prendendo le distanze da uno sfruttamento del territorio e del suo inquinamento irresponsabile e, spesso, truffaldino, con implicazioni di loschi interessi? Stiamo riqualificando il lavoro, dando centralità alle persone, ai loro salari e ai loro diritti, anche quando si tratta di persone che sono sempre vissute nella precarietà o sono immigrate? La progettualità politica e dei sindacati permetterà che si ritorni ad un “pre-pandemia” di disuguaglianze? Si sta utilizzando quello che dall’Europa può arrivare a sostegno della nostra povera economia del Sud?

Papa Francesco, nella Patris corde, la Lettera Apostolica su San Giuseppe, invita tutti ad implorare il padre putativo di Gesù “perché possiamo trovare strade che ci impegnino a dire: nessun giovane, nessuna persona, nessuna famiglia senza lavoro!” (Francesco, Lettera Apostolica Patris corde in occasione del 150° anniversario della Dichiarazione di San Giuseppe quale Patrono della Chiesa Universale, 8 dicembre 2020, n. 6).

Guardando a Gesù, a Maria, a Giuseppe, sentiamo che la loro vita è stata dignitosa, nonostante le traversie che hanno subito perché c’è stato quel lavoro di carpentiere che ha unito padre e figlio, e quella gioiosa operosità della madre che ha permesso una serena vita familiare. Che lo sguardo sulla Sacra Famiglia ci faccia implorare gli stessi diritti per tutti e impegnarci per essi.

Buona festa del lavoro!