Uniti nella Speranza

Coraggio, non abbiate paura (Mt 14,27)

Pasqua. Mons. Delpini: “Anche in questo tempo desolato, la morte è vinta”

Pasqua. Mons. Delpini: “Anche in questo tempo desolato, la morte è vinta”

Alleluia! Celebriamo l’alba del primo giorno, l’inizio del tempo nuovo, giorno di nuove inedite parole, di nuove visioni degne di stupore e di esultanza. Alleluia!

Alleluia! Accogliamo l’annuncio di un nuovo inizio. Come al principio Dio creò il cielo e la terra, come al grido del suo popolo Dio rispose chiamando a libertà verso le terra promessa, così in questo evento si compie una nuova creazione, un nuovo esodo, la Pasqua nuova. Alleluia!

Alleluia! La parola inaudita è annunciata: cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto! C’è dunque una salvezza per tutti: non solo una parola buona che può rendere buoni coloro che l’ascoltano, non solo un’opera buona che può beneficare coloro ai quali è destinata, non solo una pratica religiosa che può edificare coloro che vi aderiscono, non solo l’invito a far parte di una comunità che rassicura chi vi partecipa. La salvezza per tutti, perché tutti devono morire. Tutti muoiono, ma all’ingresso dell’abisso tremendo degli inferi non trovano le porte che si chiudono per sempre e per sempre tengono prigionieri i figli degli uomini. Tutti muoiono, uomini e donne di ogni popolo e nazione e religione, uomini e donne di ogni ceto sociale, di ogni comportamento morale, santi e peccatori, tutti muoiono. E tutti nella morte incontrano il crocifisso risorto, perché ha abitato la morte e l’ha vinta. Tutti lo incontrano coloro che l’adorano e coloro che lo negano, coloro che l’ammirano e coloro che l’insultano, tutti. E tutti possono riconoscere: quanto mi hai amato! Alleluia!

Alleluia! Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita (Eb 2,14-15). E noi, in questo tempo desolato per troppi morti, per troppo soffrire, professiamo non senza strazio la nostra speranza e innalziamo il nostro cantico tragico e grandioso, con lacrime e insieme con esultanza: Alleluia!

Alleluia! Celebriamo in questa veglia il popolo nuovo che nasce perché l’uomo nuovo, Gesù, è principio di una umanità rinnovata dalla gloria del Risorto. Celebriamo la festa dell’accoglienza nella comunità cristiana dei catecumeni che ricevono i sacramenti dell’iniziazione cristiana e si rivestono della bianca veste per unirsi alla moltitudine immensa di quelli che vengono dalla grande tribolazione e hanno lavato la loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello (Apc 7,14).

Alleluia! Proprio questo è il primo giorno, proprio questo è l’inizio della storia nuova. È questo l’inizio della nuova creazione. Non cambiamo il sole e la terra. Non diventano facili le cose difficili. Non sono scacciate per sempre la fame, la guerra, l’ingiustizia, dalla faccia della terra. Non sono state per sempre debellate le malattie e le epidemie. Eppure questo è l’inizio della nuova creazione perché un popolo nuovo percorre la terra. Alleluia!

Alleluia! Il popolo nuovo non è una nuova etnia, non parla una lingua nuova, non abita in un giardino di delizie. Il popolo è nuovo perché ha ricevuto un cuore nuovo, perché ospita uno spirito nuovo. Alleluia!

Alleluia! Nel cuore del popolo nuovo abita quello Spirito di santità che costituisce Figlio di Dio con potenza il Figlio nato dal seme di Davide secondo la carne, in virtù della risurrezione dei morti. E tutti noi abbiamo ricevuto lo Spirito di Dio. E se lo Spirito di Dio che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Gesù dai morti darà la via anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi (Rm 8,11). Alleluia.

Alleluia! Coloro che sono guidati dallo Spirito di Dio vivono sulla terra come figli di Dio, figli nel Figlio unigenito: hanno ricevuto la missione di annunciare la nuova creazione e di esserne il segno. Pertanto come le donne di quel primo mattino con timore e gioia grande corrono a dare l’annuncio ai suoi discepoli (Mt 28,8). Alleluia!

Alleluia! La nuova creazione, l’annuncio dell’alba del primo giorno ha questo di originale: l’annuncio risuona con parole di donne, Maria di Magdala e l’altra Maria. Donne di Pasqua, donne per parole apostoliche, donne per scuotere i discepoli dalla rassegnazione miscredente, del ripiegamento e dallo spavento. Donne per sperare, donne per edificare la Chiesa. Alleluia!

Alleluia! L’alba del primo giorno, la creazione del cuore nuovo di un popolo nuovo ha questo di originale: c’è una gioia che abita la terra. La gioia, nella terra desolata; la gioia nella terra tribolata; la gioia nella terra ferita. La gioia, non per ingenua evasione ma per la promessa dell’invincibile speranza: la morte è stata vinta. La gioia per l’ardente missione: se è stata vinta la morte, quando vi deciderete a vincere la disperazione, la divisione, le diseguaglianze, come se ci fossero buone ragioni per essere nemici, mentre ci sono solo buone ragioni per essere fratelli e sorelle, fratelli tutti, tutti mortali, tutti chiamati a risorgere a vita nuova? Alleluia!

Alleluia! L’alba del primo giorno, la creazione nuova di un popolo nuovo ha questo di originale: viviamo perché chiamati, la vita è vocazione. Come Maria di Magdala è chiamata per nome per passare dal pianto all’esultanza, così ogni figlio d’uomo è chiamato per nome con una vocazione santa. Così i catecumeni chiamati a entrare nella comunità dei discepoli, così i giovani chiamati a entrare nella vita, così a ogni età e in ogni condizione, chiamati a nuovi percorsi per servire. La vita è vocazione e nessuno viva per se stesso e nessuno viva per niente. Tutti chiamati alla gloria. Alleluia!