Uniti nella Speranza

Coraggio, non abbiate paura (Mt 14,27)

Mons. Piazza: “convertire il cuore verso Dio e verso i fratelli”

Mons. Piazza: “convertire il cuore verso Dio e verso i fratelli”

«Con il giorno luminoso della tua sapienza, allontana, Signore, la notte oscura, perché la nostra intelligenza ti serva con una purezza tutta nuova. Concedi di vedere in noi la vita della risurrezione e riempi i nostri cuori delle tue delizie eterne» (Efrem il Siro, Inno). Carissimi Fratelli e Sorelle, in questo momento del nostro cammino, fiducia e affidamento orientino lo sguardo verso Gesù Signore, nostra unica speranza. Le vicende epidemiologiche e le conseguenti difficoltà umane, economiche e sociali, caratterizzano ancora la nostra quotidianità e addensano nubi oscure nei cuori e nella vita. Ma, proprio ora, in questa difficile e complessa situazione, memori della grazia del periodo natalizio che ha donato nuova linfa vitale, desideriamo concretizzare nell’impegno quaresimale il desiderio di seguire Colui che abbiamo contemplato: Gesù Cristo, Verbo umanato, Signore della nostra vita e della Storia (cfr. Gv 1, 14). Siamo stati attratti e convocati da Lui, abbiamo sollevato lo sguardo, confuso e disorientato tra le tenebre del quotidiano, per essere illuminati dalla luce del suo Volto, da quella Speranza che rigenera il cuore e spinge a continuare, insieme, il cammino (cfr. Is 60, 4). Come i Discepoli desideriamo seguirlo, condividere la sua opera, innestare i nostri pensieri nei suoi pensieri, perché la vita sia rinnovata e rigenerata dal suo amore incondizionato e fedele.

Convertire lo sguardo sulla Sua Persona, sulla Sua azione, è porsi in ascolto della Parola di Dio che orienta il cammino e dona chiarezza alla vita (cfr. Sal 19,9; Sal 118; Gv 8,12); è sperimentare, sempre e comunque, l’amore provvidente del Padre che esige l’amore fraterno. Appunto l’Amore, lo Spirito Santo che abita i cuori, dono di vita piena nel Battesimo, fa gridare Abbà (cfr. Rm 8,15; Gal 4,6): Papà! In questa confidente relazione, fiduciosa e rassicurante, si avverte la consolante presenza di Dio che chiama per nome, che invita a sollevare lo sguardo per riconoscere questo Suo Amore nei volti della Fraternità; un Amore per ogni Persona: Figlio di Dio e mio Fratello (cfr. Francesco, Fratelli tutti). Nel ricomporre il vincolo filiale con il Padre provvidente e premuroso, soprattutto se siamo nella difficoltà e nella dura prova (cfr. Mc 14,36), potremo riconsiderare l’autentico rapporto con noi stessi (cura di sé) e le relazioni con gli altri (sollecitudine e condivisione), in ogni condizione e situazione: l’Altro mi ri-guarda, è sempre destinatario della mia attenzione e chiede affettuosa cura (cfr. LG 8). In questa fraterna attenzione si manifesta, in piena luce, la vera stima di sé, la sincera relazione con Dio e la misura per tessere relazioni che realmente umanizzano la vita. Questa prospettiva della fraterna cura caratterizza la Persona e l’azione di Gesù, il Cristo: compassione e cura qualificano e orientano scelte, gesti, stile di vita. È la spinta vitale, costantemente sostenuta dalla preghiera con il Padre, che alimenta il suo cuore e lo sostiene in ogni condizione, anche la più critica ed estrema.

Nel riferimento al mistero del Verbo fatto Uomo si delinea, ora e per tutti, il sentiero quaresimale: è tempo di Grazia che rigenera il cuore e trasforma la vita in un sincero impegno di conversione e sequela. Dobbiamo seguire e imitare Lui nel cammino verso la Pasqua di morte e risurrezione! «In questo tempo di conversione rinnoviamo la nostra fede, attingiamo l’acqua viva della speranza e riceviamo a cuore aperto l’amore di Dio che ci trasforma in fratelli e sorelle in Cristo. Nella notte di Pasqua rinnoveremo le promesse del nostro Battesimo, per rinascere uomini e donne nuovi, grazie all’opera dello Spirito Santo. Ma già l’itinerario della Quaresima, come l’intero cammino cristiano, sta tutto sotto la luce della Risurrezione, che anima i sentimenti, gli atteggiamenti e le scelte di chi vuole seguire Cristo. Il digiuno, la preghiera e l’elemosina, come vengono presentati da Gesù nella sua predicazione (cfr. Mt 6,1-18), sono le condizioni e l’espressione della nostra conversione. La via della povertà e della privazione (il digiuno), lo sguardo e i gesti d’amore per l’uomo ferito (l’elemosina) e il dialogo filiale con il Padre (la preghiera) ci permettono di incarnare una fede sincera, una speranza viva e una carità operosa» (Francesco, Messaggio per la Quaresima 2021).

Sono a nostra disposizione, nella quotidiana meditazione della Parola di Dio, i mezzi (digiuno – preghiera – carità) per affrontare situazioni oscure e critiche. Non a caso, nel lungo periodo della pandemia, in cui si è modificata la struttura stessa del vivere, il termine più utilizzato è stato «crisi». Abbiamo visto cadere certezze e sicurezze che si pensavano essenziali e acquisite, ormai consolidate in modelli di vita sostanzialmente autocentrati, ossessionati da pretese egoistiche e disattente al bene comune. Il perdurare della pandemia ha rivelato che «la crisi non è mai passeggera. È, invece, come una condizione permanente della nostra esistenza» (P. Ricoeur). Tuttavia, con lo sguardo della Fede, nella rilettura sapienziale di queste difficili vicende, abbiamo rilevato che la crisi può essere terreno fecondo della Grazia, comunque e a tutti donata: nella prova più aspra possiamo riconsiderare l’autenticità della relazione con sé stessi, con Dio, con gli altri, nel contesto di vita. La crisi, mentre fa emergere limiti e fragilità, spinge a cercare e rintracciare l’essenziale, ciò che vale oltre l’abitudine.

La sofferenza, la prova, il dolore, l’incertezza e il rischio, purificano lo sguardo del cuore facendo cadere la maschera della finzione, della superficialità, dell’ostentazione di sé, dell’apparire per affermarsi, malgrado gli altri. Intanto, le preoccupazioni e il disorientamento spingono alla ricerca di punti di riferimento e garanzie: si desidera trovare certezze ed essere rassicurati. In questo desiderio di vita si annida però un nemico, ambiguo e disastroso, che snatura e trasforma il desiderio in ossessione, tanto da indurre all’impulsività, alla cieca umoralità che fa scegliere, e poi giustificare, mezzi e dinamiche del tutto controverse e alienanti per sé e per gli altri: paradossalmente, per uscire da una situazione critica, nell’accogliere e seguire suggestioni acritiche e compiacenti, si sceglie, di fatto, una crisi peggiore: la rinuncia alla vera stima di sé e alla sollecitudine/cura per l’altro. È il gioco subdolo del Tentatore (cfr. Gn 3, 1-7): seduce e attrae con la suggestione alienante che maschera la realtà e snatura la persona. Soprattutto nella crisi è decisivo valutare bene «Chi» sussurra al nostro orecchio, Cosa offre e Cosa pretende da noi: la posta è veramente alta in termini di equilibrio, serenità, consapevolezza, libertà e responsabilità della persona, nella vita.

Il cammino quaresimale, con i mezzi della preghiera – carità – penitenza (raccoglimento in sé stessi e dialogo con Dio attraverso la sua Parola – attenzione e sollecitudine per il bisogno dell’altro – libertà e signoria in uno stile di vita sobrio) esige un’attenta vigilanza su sé stessi nel discernere situazioni personali e relazionali secondo criteri che realmente conducano alla verità e all’essenziale dell’umano. È necessario, però, considerare i punti di riferimento: valutare a Chi prestiamo attenzione, a Chi diamo credibilità nell’accogliere indicazioni e proposte. Per rifiutare le molte tentazioni, causa di suggestioni illusorie, bisogna dare energia e luce al cuore: «Rafforzatevi nel Signore e nel vigore della sua potenza. Indossate l’armatura di Dio per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia, infatti, non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete dunque l’armatura di Dio» (Ef. 6,10-13a). Si delinea una netta differenza: il Seduttore, compiacendo e ammaliando, conduce all’assuefazione; la Voce di Colui che chiama a conversione, esige un’azione critica, invita alla vigilanza, all’impegno, alla dedizione, al sacrificio (cfr. Mt 16, 24). «La vita del cristiano è una milizia e ci vogliono forza e coraggio per resistere alle tentazioni del diavolo e per annunciare la verità. Ma questa lotta è bellissima, perché quando il Signore vince in ogni passo della nostra vita, ci dà una gioia, una felicità grande» (Papa Francesco). Il frutto è la vera gioia: l’equilibrio della persona, la qualità delle relazioni, l’armonia nei contesti di vita, una piena umanità. Si gusta la gioia della libertà interiore e della pienezza di vita. Da qui nascono la determinazione e l’entusiasmo nel raccogliere le pietre della casa caduta e ricompattarne le mura.

Per realizzare il cammino quaresimale è necessario il discernimento personale (spirituale): valutazione della condizione personale e delle scelte, considerando a «Chi» diamo ascolto e «Cosa» ci è chiesto. La verifica critica del discernimento, fatto alla luce della Parola di Dio, permette di ricentrare lo sguardo e identificare l’autenticità della vita nel suo valore umano. Per evitare supposizioni o fraintendimenti, la Parola di Dio offre il criterio per questa verifica: «Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti, dunque, li riconoscerete» (Mt 7,15-20). Non bastano parole suadenti, sono rivelatori i gesti, i fatti. È necessario verificare gli effetti di quanto è detto o richiesto: cosa genera in me e nella vita questa scelta? Il discernimento personale evita il rischio di essere trascinati e travolti da illusorie suggestioni, «di essere mutati, o anche di trasformarci noi stessi, in burattini alla mercé delle tendenze del momento. Il discernimento, allora, è davvero necessario. A tutti noi.» (Papa Francesco). Non basta convincersi a fare buone azioni o di imporsi severi impegni: se questi non sono frutto di vero discernimento portano lontano da ciò che realmente realizza la nostra e altrui vita. «Vi sono persone che hanno logorato il proprio corpo nell’ascesi; non avendo, però, avuto il discernimento, hanno finito per allontanarsi da Dio» (Antonio il Grande). Dunque, non è solo importante Cosa si sceglie, ma Perché e per Chi si fa una scelta: questa si rivela, si esplicita nella motivazione e destinazione.

Soprattutto nel tempo critico della pandemia, nel cammino quaresimale innestato in una vita resa ancora più fragile e limitata, con l’aiuto dei mezzi della preghiera- carità – penitenza, proponiamoci di identificare nelle varie dimensioni della persona (corpo – mente – spirito) e nelle relazioni i rischi e gli effetti connessi alle molte suggestioni della «tentazione» (alienazione di sé e della realtà): è il punto di partenza certo per aprire il cuore e creare spazi in esso alla «consolazione» di Dio e della Fraternità. In una visione speculare, ma contrapposta, potremo intravedere e verificare i segni e i frutti della tentazione e della consolazione. La suggestione illusoria seduce: «suole proporre piaceri apparenti, per meglio mantenere e fare crescere nei vizi e peccati» (Ignazio di Loyola, Esercizi Spirituali, 314); rattrista: «morde, rattrista e pone impedimenti, inquietando con false ragioni, perché non si vada avanti» (Esercizi Spirituali, 315); spaventa: «si fiacca e si perde d’animo, se la persona l’affronta impavida, facendo diametralmente l’opposto» (Esercizi Spirituali, 325); occulta: «quando presenta le sue astuzie e persuasioni all’anima retta, vuole e desidera che siano ricevute e tenute in segreto» (Esercizi Spirituali, 326).

Come si vede, la suggestione illusoria imprigiona, chiude, crea malessere e insoddisfazione; la consolazione, libera, dispone all’azione gratuita, apre il cuore alla vita e agli altri, alimentando sentimenti positivi e costruttivi: «Se c’è pertanto qualche consolazione in Cristo, se c’è conforto derivante dalla carità, se c’è qualche comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con l’unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti. Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a sé stesso, senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù» (Fil 2, 1 -5). Le vie della consolazione, nell’impegno della libertà responsabile, sono chiaramente indicate nella Parola di Dio: «rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto» (Col 3, 12 -14). Sono a confronto due vie alternative, due scelte che impegnano e coinvolgono tutta la persona e la stessa vita: l’effetto si vede nello stile della persona e nella qualità delle sue relazioni con sé stesso, con gli altri, con Dio, nel contesto vitale. Dai vostri frutti vi riconosceranno! Infatti, le suggestioni illusorie isolano e chiudono nell’autoreferenzialità; la consolazione apre alla relazione, rende persone comunitarie, capaci di vera socialità. Le prime, nelle difficoltà e nella prova, esasperano la persona, radicalizza l’egoismo, fanno emergere rabbia e livore verso tutti, creano profonda insoddisfazione, oscurano la mente e inaridiscono il cuore; la seconda, malgrado tutto, non è condizionata dalle situazioni e riesce a donare equilibrio e serenità, volontà ed entusiasmo, nel realismo della vita.

Carissimi Fratelli e Sorelle, se la crisi mette a nudo queste dinamiche nella persona e nelle relazioni quotidiane, possiamo dire che essa è vera grazia; è dono per ritrovare sé stessi e riscoprire l’autenticità umana della vita. Il discernimento che ne scaturisce, guidato dal riferimento alla Parola sapiente, concretizza la lotta personale verso le seduzioni illusorie nell’«agere contra»: scegliere di fare l’esatto contrario di ciò che è proposto dalla suggestione; la fatica dell’impegno nel contrastare le suggestioni illusorie produrrà uno stile di vita semplice e autentico, frutto di ritrovata libertà, innanzitutto da sé stessi. È l’esercizio quaresimale di discernimento e scelta da praticare con i mezzi della preghiera, della carità e della penitenza. È il discernimento quaresimale che aiuta a riconoscere, nella nostra persona e nella vita, sia gli effetti/frutti delle suggestioni illusorie, sia quelli della consolazione: ciò avvenga in tutte le dimensioni della persona in sé (corpo, mente, spirito) e nelle sue relazioni (con Dio, gli altri, il contesto). È un esercizio che conduce all’essenziale dell’umano e dona trasparenza e libertà al cuore. Cerchiamo di vivere questo serio impegno nel clima giusto: nell’affidamento fiducioso della preghiera che pone alla presenza di Dio; «se manteniamo il cuore vivo verso Dio, saremo sempre nel ricordo di Dio» (Giovanni Climaco). Più incisivo è l’impegno della verifica personale, più intensa deve essere la preghiera, il dialogo interiore, con sé stessi e con Dio; in essa si ricostituiscono le giuste prospettive di valutazione. A sostegno, questa la considerazione di Teofane il Recluso: «Poiché il ricordo di Dio in un cuore sinceramente credente è naturalmente accompagnato da un senso di pietà, di speranza, di ringraziamento, di devozione alla volontà di Dio, e da altri sentimenti spirituali, la preghiera del cuore, che produce e conserva questo ricordo di Dio, è chiamata preghiera spirituale»; questa «illumina, fortifica, e anima; sconfigge tutti i nemici visibili e invisibili». Nella disponibilità all’ascolto della Parola di Dio e nel dialogo interiore che scandisce il ritmo di questo tempo di grazia, pratichiamo il discernimento spirituale per convertire il cuore alla bellezza e alla autenticità della vita.

Ci sostenga in questo impegno l’amorevole cura della Madre nostra Maria, fedele discepola di Gesù Signore, e l’intercessione dei nostri Santi Patroni. «La tua risurrezione, o Gesù, faccia crescere in noi l’uomo spirituale: e la contemplazione dei tuoi misteri sia lo specchio in cui possiamo riconoscerlo» (Efrem il Siro, Inno).